venerdì 31 dicembre 2010

Risotto al radicchio con crema di taleggio e tartufo bianco

Recentemente, dato il periodo, sono in vena di bilanci. Non so se tendere per lo sconsiderato ottimismo o se cedere al fascino retrò ma un po’ banale dell’auto commiserazione. E poi, avete mai notato? Quando tutto nella vita sembra perfetto giunge un senso di insoddisfazione che bussa alle porte dell’autocompiacimento e ti insinua il dubbio che, forse, potresti desiderare qualcosa di più. Fastidiosissimi dubbi.
Non mi resta che, come quando invento un piatto, cercare di tenere in equilibrio tutti i sapori e le consistenze, sperando che l’armonia di sapori si intrecci senza troppi sforzi e risulti piacevole ed equilibrata, senza eccessi e dotata di una sua bellezza.

L’ultimo dell’anno è una di quelle ricorrenze che mette un fastidioso prurito. All’idea di festeggiarlo alla grande vien da sorridere: non ho più quindici anni! Non fare proprio nulla ti scoccia: non ho mica ancora ottant’anni! Perciò la soluzione gourmand più interessante risulta farsi da mangiare qualche sfiziosità con le proprie mani a casa propria.
Passerò quindi una piacevole serata mooolto tranquilla in casa mia con gli amici Loretta e Roberto. Loretta preparerà le sue famose crespelle prosciutto e formaggio con sugo di funghi, quindi mi sono dovuta dare da fare e trovare qualcosa che fosse all’altezza di un piatto così goloso e rodato. Ero all’Ipercoop meditando su cosa cucinare quando mi sono trovata di fronte ad un fantastico cesto di tartufi bianchi! Il resto è venuto da sé.
Produrremo un risotto con del brodo vegetale e il radicchio precedentemente cotto e frullato. Impiatteremo e condiremo con una salsa di taleggio aromatizzata con una abbondante spolverata di tartufo. Ho propinato il piatto ad una cara coppia di amici che è stata così sportiva da assaggiare una ricetta inedita. Devo ammettere che l’esperimento non ha avuto bisogno di correzioni e che il piatto è piaciuto, anche la seconda dose!
Perciò ecco a voi, col mio affettuoso augurio di un buon nuovo anno, l’ultima ricetta del 2010.

Ingredienti per 4 persone

2 bicchieri di riso
100 g di taleggio già pulito dalla sua crosta
Un radicchio rosso tondo di medie dimensioni
Olio
Aglio
Tartufo (va bene anche l’olio aromatizzato)
Vino bianco per sfumare (ho usato un prosecco)
Brodo vegetale. All’Esselunga ho trovato un brodo vegetale biologico in polvere che non fa completamente schifo.

Preparazione.

Tagliate finemente il radicchio e passatelo in una padella a fiamma alta con aglio e olio. Cospargete un poco di sale per facilitare l’uscita dell’acqua dal radicchio.



Coprite, abbassate la fiamma e rigirate ogni due o tre minuti. Quando ha completamente cambiato colore e e foglie hanno perso il loro tono è pronto. Non amo cuocere troppo le verdure. Cerchiamo di infliggere al radicchio una morte veloce.
Una volta cotto frullate tutto aggiustando di pepe nero.

Preparate il risotto: scaldate bene una padellona. Evitate come la peste le padelle in Teflon. Anzi, dato che ci siete buttatele tutte via. Usatene una d’acciaio o in ceramica: mai più senza. Mettete nella padella calda una noce di burro ed il riso. Tostatelo qualche istante poi bagnate con mezzo bicchiere di prosecco. Quando è evaporato l’alcol versate tutta la crema di radicchio, quindi continuate a bagnare col brodo vegetale fino a che non ha raggiunto la consistenza di cottura preferita. Come sempre evitiamo gli eccessi: croccante e colloso sono da evitare.

La salsa di taleggio si prepara facilmente facendo sciogliere a fuoco bassissimo il formaggio in un dito di latte.



 Quando è sciolto grattugiatevi il tartufo. Quest’operazione richiede un momento di raccoglimento. Primo perché  come ridere avete tra le mani venti o trenta euro di pallina di diametro irrilevante, secondo perché state per sprigionare un aroma irresistibile, il padre di tutti i profumi alimentari.

Impiattate la dose di riso e colatevi sopra la salsa.

Il grasso del formaggio e l’amaro del radicchio sembrano fatti per non lasciarsi mai più e il tartufo impartisce la sua benedizione solenne all’unione. Se non vi piace questo piatto non vi piace niente.



Buon anno e che la vostra vita sia ricca di invitanti nuovi sapori e di rassicuranti vecchi.

Francesca

lunedì 27 dicembre 2010

Tagliatelle al nero con crema di zucca e castelmagno e granella di nocciole

Natale è passato.
Ma questo non significa che le occasioni di mangiare e festeggiare siano terminate! Davanti a noi abbiamo ancora la grande abbuffata dell’ultimo e di Capodanno, perciò vi propongo altre ricette festive. Questo primo piatto è stato ideato per la mia cena della Vigilia. Alla mia famiglia è piaciuto, spero che vogliate provarlo e farmi sapere se ha incontrato il vostro gradimento.

L’unica difficoltà di questo piatto consiste nel fatto che ho fatto in casa la pasta. Perciò oserei dire che non ci sono grossi problemi che ci separino dal pensiero alla realizzazione della ricetta. Vediamo assieme come fare e vi stupirete di quanto sia semplice fare la pasta in casa. A quel punto smetterete di comprarla poiché è molto più buona quella che vi farete da voi! L’unica accortezza che vi prego, vi prego di rispettare è di acquistare una farina buona. Se non lo farete la vostra pasta sarà appiccicosa e molliccia. Se non lo farete l’impasto non sarà elastico e non riuscirete a lavorarla. Ma soprattutto, se non lo farete io lo scoprirò e soffrirò per quel mezzo chilo di pasta mal riuscito. La migliore farina si acquista nei mulini. Informatevi, vicino a dove abitate troverete di sicuro qualcuno che macina il grano e ne ottiene vera farina, non miscugli polverosi di dubbia origine che sono le farine del supermercato.

Quindi il piatto si compone di tagliatelle tinte col nero di seppia e condite con una crema di zucca e formaggio Castelmagno. Sopra a tutto spolveriamo delle nocciole ridotte a granella.

Ingredienti per sei persone

4 uova medie
400 g di farina
Nero di seppia. Normalmente viene venduto in confezione doppia. Usate entrambe le dosi per un nero che non teme confronti.
600 g di zucca
100 g di Castelmagno
Una manciatina di nocciole

Preparazione.

Impastate in un mixer la farina, le uova ed il nero di seppia.



 












Voilà! Già fatto! Non era così difficile, no?

Ora passate la pasta nella macchina per la pasta e poi, quando avrete ottenuto una sfoglia sottile, ma non troppo, passatela nell’accessorio per fare le tagliatelle. Mettetele ad asciugare su un cabaret di cartone.



Se tutta quest’operazione vi fa venire voglia di piangere… bè, comprate dei tagliolini al nero in una gastronomia o negozi di pasta fresca, ma io disapprovo.

Cuocete la zucca alla solita maniera in forno a microonde, cioè coperta con pellicola apposita e cotta per circa 15 minuti.

Frullate la zucca insieme al castelmagno.

Quando l’acqua raggiunge il bollore, immergetevi la pasta fresca. Cuoce nel giro di uno o due minuti. Scolatela accuratamente e condite con la crema di zucca e dell’olio extravergine d’oliva. Impiattate e spolverate la granella di nocciole che avrete preparato pestandole in un mortaio. Il Castelmagno conferisce un piacevole sapore stagionato, le nocciole una buona croccantezza che contrasta con la cremosità della zucca e la morbidezza vellutata delle tagliatelle.



Buon appetito!

Francesca

venerdì 24 dicembre 2010

Bignè al baccalà e salsa ai peperoni e balsamico

Vi presento l’antipasto freddo che porterò in tavola stasera, 24 Dicembre.
E’ un piatto che gioca sul doppio senso “dolce o salato?”.




Questo genere di presentazioni mi piace molto, lo trovo simpatico e stuzzicante. Qui abbiamo una torre di bignè farciti con una salsa a base di baccalà e accompagnati da una salsa ai peperoni e balsamico.
Il baccalà e lo stoccafisso sono prodotti straordinari. La differenza tra i due è che uno viene essiccato al sole ed uno all’aria. Si prestano ad una serie pressoché infinita di ricette. La più famosa è quella vicentina, a me piace molto mantecato. Lo abbino per contrasto alla crema ai peperoni e balsamico per spezzare il gusto rotondo del baccalà frullato con la mozzarella e olio greco novello. Sì, mi è appena arrivato dalla Grecia dalla testimone di nozze di mio marito, la cara signora Voula,  questo olio prodotto per loro consumo familiare. E’ appena franto, ma non ha il sapore “che lega un po’” tipico dell’olio troppo novello. Ha un colore verde smeraldo molto invitante, all’odorato pizzica appena. Perfetto per questa ricetta.



Ingredienti per un abbondante antipasto

Due confezioni di bignè. Stavolta devo buttare dentro perché, volendo pubblicare le ricette in diretta, non ho tempo di farli da me.
Un baccalà.
Olio extravergine d’oliva
Due mozzarelle
Due peperoni rossi
Aglio
Noce moscata
Scorza di un’arancia grattugiata

Preparazione.

Lavate il baccalà dal sale e lasciatelo in ammollo per due giorni idealmente in un contenitore dove cade un filo d’acqua corrente. Più realisticamente: cambiate l’acqua ogni volta che vi ricordate.

Togliete così la pelle.



Frullatelo insieme a due mozzarelle, olio extravergine d’oliva, una grattata generosa di noce moscata, metà scorza d’arancia grattugiata, correggete di sale se occorre. Le mie arance sono siciliane, appena arrivate dall’aranceto di mio cognato: belle, biologiche e dolcissime.

















Riempite i bignè .



Formate una torre più alta possibile. Sulla torre grattugiate la rimanente metà di arancia per dare l’illusione di un preparato dolce.

Preparate la salsa. Cuocete finchè diventano morbidi e due peperoni a pezzetti con uno spicchio d’aglio, olio e sale.



Frullateli assieme ad un cucchiaio di aceto balsamico tradizionale di Modena. Astenersi surrogati.
Al momento di servire potete prendere due strade: o servire la salsa a parte (cosa che, devo dire, facilita il servizio) oppure, a tavola, versare la salsa sulla torre… a voi la scelta, io opto per la prima.




Buon appetito!



Francesca

Panettone al cedro

Pensando al Natale, l’abbinamento concetto-cibo porta in vantaggio il panettone, meraviglioso dolce milanese.



Il panettone è un miracolo dell’arte bianca e va mangiato così com’è e non senza canditi, senza uvetta eccetera. Canditi e uvetta sono il suo buono! Per questa versione uso esclusivamente scorza e canditi al cedro.

Non è sicuramente una ricetta veloce, ma non si può nemmeno definire difficile. Basta una giornata.
Io l’ho fatto ieri, in modo che durante la notte appena trascorsa potesse rimanere appeso... vedremo poi come... e stasera sarà il degno coronamento della cena della Vigilia!

Se non possedete lo stampo a cerniera per il panettone potete acquistarne uno come quello che si trovano sul panettone comprato: di carta. E’ in vendita nei migliori supermercati o nei negozi specializzati nella carta e suoi derivati. Comprate quello da un chilo.

Ingredienti:

500 g di una miscela al 50% di farine 00 e Manitoba.
Un cubetto di lievito di birra
50 ml di latte
5 g di sale
160 g di burro + una noce
160 g di zucchero
Vanillina
4 uova intere e 3 tuorli
70 g di canditi di cedro
La scorza grattugiata di un cedro (in alternativa di un limone)
100 g di uvetta sultanina.

Preparazione

Mettete l’uvetta a mollo in acqua o, se volete, in un vino tipo Marsala.



Intiepidite il latte e scioglietevi il cubetto di lievito di birra insieme ad un cucchiaino di zucchero. Mi raccomando, il latte sia tiepido e non caldo o ucciderà il lievito! Aggiungete 100 g di miscela di farine e lavorate fino ad ottenere un panetto di pasta di consistenza elastica.



Coprite con coperchio o pellicola, avvolgete in un canovaccio, avvicinate ad un calorifero ed aspettate un’ora.

Aggiungete in quest'ordine all’impasto, lavorando bene, 60 g di zucchero, 200 g di farina, due uova intere e 60 g di burro a temperatura ambiente.
Nuovamente coprite, avvolgete, avvicinate al calorifero ed attendete due ore.

Incorporate gli ultimi ingredienti in quest’ordine: due uova intere e tre tuorli, 200 g di farina, lo zucchero rimanente, sale, burro, canditi, uvetta strizzata e vanillina. Ad ogni nuovo ingrediente aggiunto segue una bella sessione di mescolamento, per garantire un risultato omogeneo e lavorato.



Coprite, avvolgete e avvicinate al calorifero. Lasciate passare altre due ore.

Lavorate brevemente l’impasto e, formando una palla, posizionatelo nello stampo.



Coprite e mettete al caldo circa altre due ore: l’impasto deve raggiungere i bordi dello stampo.
Lasciate all’aria un quarto d’ora, in modo che la superficie diventi più secca ed incidetevi una croce.
Tagliate una noce di burro e mettetela al centro.

Sistemate il panettone nel ripiano più basso del forno, assieme ad una ciotolina con dell’acqua, in modo che il panettone non si secchi troppo durante la cottura.
Infornate 10’ a 200°.
Abbassate a 190° e tenete altri 10’.



Ultimate atri 30’ di cottura a 175/180°.




Tolto dal forno, escogitate una maniera per capovolgerlo e lasciarlo raffreddare capovolto, nel mio caso, tutta la notte. Non si può evitare di ribaltaro perchè all'nterno l'impasto è piacevomente morbido ed arioso e dobbiamo lottare strenuamente contro la forza di gravità che lo ammasserebbe... un po' come fanno le donne dopo i 25.
Io l’ho infilzato alla base con del bamboo per spiedini e l’ho appoggiato a dei bicchieri impilati. Chiuderlo in una dispensa è una misura necessaria, poiché ho tre gatti molto golosi e poco educati…

















L’indomani mattina sarà splendido… spero di riuscire ad attendere fino a cena!



Buon Natale!

Francesca

giovedì 23 dicembre 2010

Pre-dessert alle castagne e cioccolato montati

Oggi è stata una giornata dedicata ai dolci!
Il panettone sta facendo l’ultima lievitazione nel suo stampo, spero di fare in tempo stasera, una volta sfornato, a pubblicare la ricetta. Ma ora parliamo di ciò che servirò come pre-dolce, cioè prima del panettone, domani sera, il 24 Dicembre.

Trovo molto raffinata l’idea di portare a tavola un preludio di dessert. Si tratta di quantità ridotte, ovviamente. In questo caso abbiamo uno strato di crema al cioccolato ed uno di crema alle castagne sormontate da marroni glassati annegati nel rum... viene l'acquolina al solo pensiero, eh?



Ingredienti per sei persone

100 g di cioccolato fondente
Una confezione di marronata
250 ml di panna da montare
12 marron glacé
Rum scuro
100g di ricotta vaccina.

Spezzettate i sei marron glacé meno belli e copriteli con del rum scuro.

Riducete il cioccolato a scaglie e scioglietelo a bagnomaria. Ovvero prendete una pentola, riempitela d’acqua e mettetela sul fuoco. Ora prendete un contenitore da adagiare nel primo e dentro il quale scioglieremo, in questo caso, il cioccolato. Per nessun motivo l’acqua dovrà arrivare ad ebollizione. Questa operazione richiede una dedizione integerrima, quindi continuerete a mescolare con amore il cioccolato con una spatolina in silicone finchè non sarà perfettamente sciolto. Avrete compiuto il vostro dovere se il cioccolato risulterà lucido. Se fa grumi e diventa opaco potete buttare tutto e ricominciare da capo.

Montate ben ferma tutta la panna. Siete sicuri del fatto che sia ben montata se, ribaltando il contenitore, la panna non cade. Si dica lo stesso per le chiare d’uovo montate a neve.



Frullate la marronata per renderla più omogenea ed incorporatevi metà della panna. Riponete in frigo. Una nota: per non smontare panna o uova montate, l’operazione di incorporamento va svolta con rapidità, delicatezza ed efficacia. Non vogliamo eliminare troppa dell’aria che abbiamo faticosamente inserito nell’alimento montato, quindi con un cucchiaio o una spatola di silicone (sembrano fatte precisamente questo scopo) mescolate i due o più elementi dal basso verso l’alto con movimenti rotatori ampi, che coinvolgano più materia possibile e cercando di inserire altra aria nel composto.

Montate con un frullino la ricotta, incorporatele il resto della panna e quindi il cioccolato fuso.

Mettete a riposare in frigo per un’oretta.



Componiamo il dolce così: scegliete dei bicchieri bassi e ben larghi. Create un primo strato di crema al cioccolato, quindi il secondo con la crema alle cstagne.
Al centro del dolce sistemate un marrone glassato e tutt’attorno, quelli spezzati ammollati nel rum.



De-Li-Zio-So!

Buon appetito!
Francesca

mercoledì 22 dicembre 2010

Cocktail di melograno, cointreau e spumante

Cari lettori, eccomi di nuovo a voi perché ho appena finito di preparare il cocktail che servirò come aperitivo la sera della Vigilia di Natale. Ho preso spunto da una ricetta su A Tavola di questo mese. Mi piace l'idea del Cointreau perchè l'arancia, unita alla cannella, è un gusto molto invernale, che ci fa dire: finalmente sono a casuccia!




Ingredienti
Una melagrana
Cointreau
Spumante (ho usato il Berlucchi)
Cannella in stecche

Preparazione.
Sgranate la melagrana e frullatela. Lasciate riposare finchè non ha perso la schiuma. Filtratelo così: formate una “torre” composta, partendo dal basso, da: contenitore finale del succo di melograno, imbuto, canovaccio.



Mettete il succo frullato nel canovaccio




E spremete



E’ il modo più rapido se non possedete una centrifuga.

Ora versate in un bicchiere 4cl di succo di melograno,



2cl di cointreau



e riempite con lo spumante. Aggiungete qualche chicco intero ed una stecca di cannella, che dà un che di molto natalizio alla ricetta!



Super facile!  Siete pronti per presentarlo ai vostri commensali!

Cin cin

Francesca

Rose di salmone in gabbia

Habemus menu. Ieri ho passato tutta la santissima mattinata a decidere il menù per la sera della Vigilia. Sono molto fiera di aver “ereditato” il diritto a cucinare per la Vigilia di Natale perché in origine la mia famiglia, intendo noi e mia zia, mangiavamo dalla nonna Emma. Questa nonna è stata per me un esempio di femminilità. Mi ricordo come alternava per lo smalto delle unghie ed il rossetto un colore aranciato o rosa per l’estate ed uno a base rossa per l’inverno. Inoltre, cucinava senza pesare gli ingredienti, cosa che, da piccola, mi impressionava molto. Riempiva di minestra i piatti fino al bordo estremo del piatto fondo e pensava che non mangiassi mai abbastanza, beata me!Era l’affettuosità fatta a persona e, col senno di poi, credo non abbia mai avuto per nessuno un pensiero di rabbia o cattivo. Era energica, pratica, sorridente, buona. Ricordo che, prima di mandarmi all’asilo, mi preparava uno zabaione da allungare col latte caldo, veniva una bevanda corroborante e schiumosa nella quale intingevo le macine del Mulino Bianco. Dev’essere stato lì che le mie cellule si sono ingrassate per sempre, ma non le porto certo rancore per questo, anzi, una di queste mattine sono determinata a riprodurre quell’ambrosia divina.
Che dolci ricordi, quando ripenso alla nonna Emma! Mi stringeva forte chiamandomi "la mia cucacia"! Nonna, mi manchi molto!

Comunque, ho appena finito di mettere a punto tutti i dettagli per il secondo che proporrò ai miei il 24 sera... la qual cosa ha richiesto un certo numero di prove... e, visto che ho fotografato tutto, ve lo propongo, nel caso siate ancora indecise sul “da cucinarsi”. Inutile dire che il piatto va bene per qualsiasi occasione festiva, per esempio anche Capodanno. Inoltre, date le ridotte dimensioni, potreste adattarla ad antipasto.

Il piatto si compone di una rosa di salmone fresco cotto con una gabbia di pasta sfoglia. Essendo di mia invenzione, il piatto, pur apparendo complicato, è di una semplicità esecutiva quasi ridicola.



Ingredienti per 6

Salmone fresco in tranci. Ho acquistato una di quelle confezioni con dentro tre tranci di salmone, perciò non so il peso esatto. Se potete, evitate la coda.
Pepe rosa
Sale
Pasta sfoglia: due confezioni di quella rettangolare… se avete paura di combianare un disastro (cosa quasi impossibile se seguite con attenzione le mie indicazioni) compratene una in più.
Salmone affumicato
Limone
Pepe

Preparazione.

Preparate le gabbie.

Accendete a 180° il forno ventilato. La pasta sfoglia si alza meglio con la ventilazione.
Procuratevi dei pirex che abbiano più o meno il diametro delle rose di salmone, circa dieci o dodici centimetri, come questi.



Srotolate la pasta e volgete il rettangolo in modo che il lato più lungo sia la base. La prospettiva della foto ci frega, ma giuro che il lato maggiore è la base.



Ora tagliatelo a metà con un taglio verticale.



Riposizionate i due rettangoli appena ottenuti in modo che, di nuovo, il la base sia il lato maggiore (nella foto sotto è chiarissimo) e prendete a ritagliare delle strisce di circa due centimetri. Ne servono quattro per ogni commensale.



Ora ribaltate il pirex e sistemate le prime due strisce verticalmente, così.



Aggiungete una prima striscia orizzontale in modo che sia sopra ad una e sotto all’altra di quelle già posizionate, così.



Inserite l’ultima striscia alternando le sovrapposizioni, così.




Ripetete questa operazione per tutti i commensali più una di scorta.
Cuocete per dodici minuti e fate raffreddare lentamente.
Quando la pasta è fredda,  staccatela con enorme cautela, come fosse viva, magari aiutandovi con un coltello per staccarla dal pirex. Non usate la carta forno. Dovreste bagnarla e, a meno che non siate davvero molto brave nel ritagliarla togliendo gli eccessi, in forno si alzerebbe e la vostra gabbia prenderebbe una forma strana. E’ di sicuro meno snervante staccare un pezzetto di pasta col coltello piuttosto che rifare una gabbia dalla forma insolita.

Preparate il pesce.
Affettate in questa maniera i tranci di salmone.



Prendete le fettine e, arrotolandole su se stesse, formate delle rose come queste.



Spolverate di bacche rosa. e se lo desiderate, un goccino di limone ed un poco di sale. A me, tedenzialmente, il pesce piace senza troppe aggiunte a modificarne il sapore.
Cuocetele dentro una terrina con dellacarta forno in modo che non si aprano, per 3 minuti a 600 watt in forno a microonde. Potete cuocerlo anche in forno, ma non esagerate con la cottura. Mentre cuociono, i “petali” si saldano tra loro.



Assemblate il piatto:

Disponete al centro la rosa e ingabbiatela con la pasta sfoglia.
Decorate con una fetta di salmone affumicato arrotolato a mo’ di fiore e, se volete, una bella insalatina di alghe (nei ristoranti cinesi la vendono bella, pronta e condita) o, se siete più tradizionali, della valeriana.



Stasera sperimento anche l’aperitivo, spero di fare in tempo oggi a pubblicarlo, in modo da proporvi un intero menù in tempo per Natale!
Buon appetito e buona Vigilia!

Francesca

lunedì 20 dicembre 2010

Datteri e mascarpone: due preparazioni

Finalmente si stanno avvicinando il freddo ed il Natale. Anche l’inverno ha il suo fascino; per me è fatto di placide serate davanti all’albero che luccica, riunioni di amici dopo cena, tanti brindisi, sbocconcellare prelibatezze invernali e natalizie come datteri, frutta secca ed essiccata…
Alle serate brillanti delle cene e degli aperitivi mi piace alternare quelle in cui si sta in casa comodi, si alza di mezzo grado la temperatura e ci si crogiola facendo niente.
In questo periodo dell’anno si guarda con maggiore indulgenza a calorie, grassi, zuccheri più o meno complessi e carboidrati. In particolare vado pazza per le albicocche disidratate ed i datteri, specialmente quelli freschi, perciò capirete la mia emozione quando mio marito mi ha portato a casa questo magnifico ramo di datteri tunisini.
Mio marito lavora in un’azienda che si occupa di trasporti, anche da e verso, tra l’altro,  i paesi del Mahgreb, perciò ha ottenuto dai corrispondenti locali questo ricco premio tutto per me! Ne ho mangiati subito tantissimi al naturale, ma il dattero si presta ad essere preparato come dolce ed è perfetto da offrire agli amici che vi vengono a trovare per un dopocena informale.
Con gli stessi ingredienti ho realizzato due preparazioni consistevolmente differenti nonostante le premesse. La prima è una sorta di panino la cui crosta è il dattero e il cui contenuto è una mistura a base di mascarpone. La seconda è quel “panino” di dattero frullato per riempire dei bignè.
Visto che siamo nel bel mezzo di suggestioni arabeggianti, il tutto verrà profumato alla rosa. L’acqua di rose è un prodotto che serve ad aromatizzare dolci e si trova agevolmente nei supermercati o nei negozi etnici; in questa ricetta oltre al profumo di rosa mi premeva donare una nota di alcolicità. Guarda caso avevo in ostaggio nella mia dispensa della grappa alla rosa… chi avrebbe mai detto che un liquore cinese avrebbe servito ad una causa mediorientale?
Una parola sul mascarpone: il mascarpone è un formaggio fresco molto grasso conosciuto soprattutto perché si usa per il tiramisù; si ottiene dalla crema di latte ma a differenza degli altri formaggi, non viene cagliato, ma alla panna viene aggiunto l’acido citrico o acetico ad alte temperature, ed è per questo motivo che assume la particolare consistenza cremosa.

Come quasi tutte le ricette che vi propongo, si tratta di una preparazione semplicissima, vediamo gli ingredienti che basteranno per entrambe le preparazioni

Un sacchetto di bignè già pronti (impareremo a farli tra un po’)
Una confezione da 250 g di mascarpone,
Datteri in gran quantità, circa sessanta
Zucchero di canna
Cannella
Grappa di rose (o cognac e acqua aromatizzata alle rosa. Vi prego: non è l’acqua di rose che si usa come tonico!)
Mandorle: 30



Preparazione del panino di datteri

Togliete il nocciolo ed aprite a libro trenta datteri.



Preparate così il ripieno: in una ciotola mettete tutto il mascarpone e versatevi un bicchierino di grappa alla rosa (o succedanei), due cucchiaini di cannella, quattro cucchiai rasi di zucchero di canna. Mescolate finchè il composto non è omogeneo.
Ora prendete uno dei datteri aperti e componete così il panino: mettetevi un cucchiaino di mascarpone condito, infilate una mandorla e chiudete con un altro dattero. Fatto!



Per questa preparazione dovete usare metà mascarpone. Se non avete occhio, dividetelo prima in due contenitori.

Preparazione dei bignè ai datteri e mascarpone:

Mettete nel mixer la metà restante di mascarpone, quindici mandorle, trenta datteri e frullate bene. Dovesse essere troppo asciutto, aggiungete un altro goccino di grappa… male non può fare, no? Quindi riempite i bignè che avrete precedentemente tagliato a metà, ricomponeteli e servite!



Buon appetito!
Francesca