venerdì 6 maggio 2011

Ruote con taccole, friggitelli e crema di crescenza.

Uno degli impegni che porto avanti da più di tre anni riguarda gli incontri del club letterario del quale, con mio grande orgoglio e onore, sono la presidentessa.
Ho sempre amato la lettura, fin da quando ero bambina. Imparai a leggiucchiare e scribacchiare all’ultimo anno dell’asilo. Non voglio certo passare per una bambina prodigio, era solo che con una madre insegnante di lettere che passava ogni istante libero a leggere non è che ci si potesse aspettare altro… se non ci fossi stata io, avrebbe ammaestrato i gatti di casa, e allora sì che il suo insegnamento sarebbe stato davvero eccezionale! Supponevo, ovviamente erroneamente, che mi avesse insegnato a leggere presto per poter rispondere alle mie richieste di lettura della fiaba della sera in questo modo: “Sai leggere, leggiti quello che preferisci!”. Lì per lì mi era sembrata una cosa da madre ultramoderna, ma in seguito l’ho molto apprezzata. Avendo imparato intorno ai tre anni a riconoscere le lettere corsive che formavano il mio nome, non facevo altro che autografare qualsiasi cosa, ma soprattutto i bruttissimi disegni che producevo a ritmo industriale fordista. Suor Roberta, all’asilo, non voleva che mi esibissi con la scrittura, perché era poco modesto, dato che gli altri bambini non ne erano in grado. Io lo trovavo un segno di distinzione dagli altri e di intesa con lei, come se avessimo un nostro segreto, un nostro argomento. In questo modo non mi dispiaceva astenermi dalla mia opera autografante, anzi, rendeva le ore libere del pomeriggio, a casa, molto più soddisfacenti.
La lettura è sempre stata un piacere intimo. Credo che questa sensazione sia nata in me l’estate in cui finii la prima elementare e andammo in vacanza al mare. Mi era stata regalata un’edizione per bambini dell’Odissea. Non uno di quei libri pieno di immagini ridicole. Immagini non ce n’erano proprio, semplicemente si trattava di un adattamento dal testo in versi. Insomma, era il mio primo libro e stavo per affrontare un classico greco! Mi ci misi d’impegno e un bel giorno, durante il sacrosanto pisolino pomeridiano dei miei, con emozione, lo finii. Lì per lì fui sopraffatta dallo stupore, ma poi realizzai l’impresa. Avevo finito il mio primo libro! Filai subito in camera dei miei e li svegliai con gridolini d’entusiasmo che vennero zittiti con un rimbrotto: mai disturbare il sacrosanto pisolino pomeridiano dei miei. Non me la presi, anzi, capii che quel genere di glorie non sono quelle che ti fanno diventare famoso, o per le quali genitori e fratelli ti vorranno più bene. Mi sentii come un’eroina della quale nessuno conosce la vera identità, che si staglia all’orizzonte sul tramonto sapendo di aver compiuto l’impresa e di aver fatto il bene… bè, forse non del mondo, ma di sicuro del proprio intelletto e, perché no, della propria anima. E ditemi se è meno importante!
Questa concezione intimista rimase finchè, dopo la visione di un film, non decisi di fondare un club di lettura sui libri di Jane Austen. La mia passione per lei era cominciata per sbaglio al liceo con un classico: Orgoglio e pregiudizio in un’edizione, pensate, rilegata! Vecchissimo! Lo scambiai per un classico russo tipo Delitto e castigo, ma ero talmente alla canna del gas, data l’assenza di titoli non letti per casa, che mi rassegnai. Le prime pagine, scritte due secoli prima,  risultarono ostiche, anche a causa della traduzione antiquata, poi mi appassionai e, arrivata alla fine, lo ricominciai subito. Lo spunto per la fondazione del club, ormai associazione culturale, venne da un film guardato con amiche che aveva come titolo Il club di Jane Austen. Ormai leggiamo di tutto, ma è rimasta una roccaforte austeniana, un tabernacolo femmineo, un santuario purista, dedicato ad incontri che chiamiamo con leggerezza cinemino austeniano. Quasi una cartella per arrivare al punto. L’altra sera ci siamo riunite nella nuova casa post matrimonio della mia amica Francesca per uno di questi incontri, purtroppo fallito a causa di un attentato tecnologico, però ho cucinato una pasta buonissima che voglio proporvi. Vi consiglio l’abbinamento con Ragione e Sentimento del 1995 con Emma Thompson e Hugh Grant.
Ed ora, per chi è arrivato fin qui attraverso le tortuose strade dei mie ricordi, ecco la ricetta:




Ingredienti per 4 fanciulle

320 g di pasta, formato ruote. Impossibile transigere sul formato perché risulterà simile ai friggitelli tagliati.
Una confezione di fagioli piattoni o taccole, biologici.
Tre friggitelli a testa. I friggitelli sono dei piccoli peperoni verdi dolci.
Una bella confezione di crescenza.
Latte
Pepe bianco
Aglio
Olio extravergine d’oliva.

Preparazione

Mettete la pasta a lessare in abbondante acqua salata.
Nel frattempo cuocete al vapore per circa quindici minuti le taccole mondate e tagliate a pezzetti di tre/quattro centimetri.



Se non potete cuocere al vapore, lessate la verdura ma toglietela quando non è del tutto cotta poiché andrà fatta passare in padella.
Quando le taccole sono pronte mettete a scaldare dell’aglio in olio d’oliva, preferendo una padella grande che possa contenere anche  la pasta. Aggiungete all’olio e aglio i friggitelli lavati e tagliati con delle forbici a spessore di 7 mm circa. Prestate attenzione a non far cadere i semini pei peperoni! Fateli saltare brevemente ed aggiungete le taccole e mezzo bicchiere d’acqua.



In un tegame a parte fate sciogliere a fuoco bassissimo la crescenza con un poco di latte, in modo che non attacchi. Cercate di mescolare spesso.



Quando la pasta è pronta, prima di scolarla, togliete un po’ d’acqua di cottura. Mettete le ruote nella padella, fate saltare aiutandovi con l’acqua di cottura.



Quando siete soddisfatti impiattate e versate un po’ di crema di crescenza. Spelverate solo alla fine con del pepe bianco.



Ho volontariamente evitato il sale nelle verdure per creare un bel contrasto tra la pasta salata, le verdure dolci e acquose e la crescenza che ha la grassezza del latte. Inoltre non dimentichiamoci che meno sale produce meno ritenzione idrica!
Il piatto ha un magnifico aspetto fresco e primaverile!

Buon appetito!
Francesca